Onorevoli Colleghi! - È noto quanto sia elevata l'incidenza del settore dei trasporti sulle emissioni di sostanze inquinanti nell'atmosfera. La politica dei trasporti degli ultimi dieci anni ha ulteriormente accentuato il trend di crescita delle modalità di trasporto maggiormente inquinanti: il trasporto su gomma per le merci e l'uso di veicoli privati per le persone. Le conseguenze a cui bisognerà fare fronte riguardano due questioni fondamentali. La prima è «globale» e attiene al contributo negativo che il nostro Paese sta dando all'emergenza climatica. Come è noto l'Italia è uno dei più grossi produttori di gas climalteranti e la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto - reso esecutivo dalla legge 1o giugno 2002, n. 120 - impone uno sforzo enorme per poter rispettare gli impegni presi a livello internazionale. La seconda questione riguarda la salute delle persone, la vivibilità delle nostre città, l'efficienza e la funzionalità dei sistemi di trasporto collettivi, in poche, forse abusate, parole: la qualità della nostra vita.
      Stupisce vedere come Governo e Parlamento talvolta si affannino a discutere di grandi (e costosissime) opere, di interventi faraonici, di infrastrutture monumentali, quando la priorità su cui è opportuno intervenire è quella che riguarda la quotidianità: le esigenze di spostamento di chi ogni giorno ha bisogno di effettuare degli spostamenti per soddisfare le proprie esigenze personali.
      I dati diffusi dalle più autorevoli organizzazioni e istituzioni scientifiche, sia italiane che internazionali, sugli effetti dei sistemi di trasporto sulla salute delle persone e sulla produzione di gas serra sono molto preoccupanti. È noto infatti che le sostanze chimiche rilasciate nell'atmosfera sono responsabili, oltre che dell'aggravamento delle mutazioni climatiche a livello globale, di numerose malattie croniche degenerative: bronchite cronica, malattie cardiovascolari, tumori, cui si aggiungono le malattie da stress attribuibili in parte all'inquinamento acustico e in parte ai disagi derivanti dalla congestione. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità almeno

 

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3.500 morti all'anno, tra le popolazioni delle otto maggiori città italiane (Torino, Genova, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo), sono dovute esclusivamente all'azione delle polveri sottili. Ai già drammatici effetti delle polveri sottili si aggiungono quelli derivanti dal rilascio nell'aria di ossido di azoto e di composti organici volatili - il 60 per cento dei quali attribuibile al trasporto - e di monossido di carbonio - quasi completamente imputabile al trasporto. Ancora l'Organizzazione mondiale della sanità afferma che l'inquinamento da traffico è correlato alla morte prematura di circa 80.000 persone all'anno nella sola Europa.
      La relazione sullo stato dell'ambiente sostiene che: nelle nostre città vengono regolarmente superati i limiti previsti dalla legge, per un valore complessivo stimato di polveri sottili emesse pari a 46.000 tonnellate all'anno; è evidente la correlazione tra mortalità giornaliera e livello di particolato atmosferico; è in costante aumento la concentrazione di ozono, inquinante fotochimico, dannoso per la salute umana e per la vegetazione; i valori limite di inquinanti come biossido di azoto e monossido di carbonio sono quotidianamente superati nelle maggiori città italiane.
      In particolare la relazione sullo stato dell'ambiente del nostro Paese afferma che l'incremento del tasso di motorizzazione a livelli insostenibili, con punte di oltre 65 automobili per 100 abitanti nelle città più densamente popolate, denota non più un indicatore di sviluppo, ma un sintomo di una patologia, che da un lato rivela la situazione preoccupante dal punto di vista sanitario, dall'altro pone in evidenza l'inadeguatezza della strategia e dell'offerta di mobilità pubblica nelle grandi aree urbane.
      Le indagini epidemiologiche condotte in oltre 100 centri urbani hanno rilevato un sensibile aumento della mortalità per ogni incremento di appena un microgrammo di elementi inquinanti. Ancora secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, il 28,6 per cento di tutte le bronchiti acute nei bambini è dovuto all'inquinamento da polveri. Secondo un'indagine dell'Organizzazione mondiale della sanità e dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici effettuata sulle otto maggiori città italiane sarebbe sufficiente portare la media della concentrazione delle polveri sottili al di sotto dei 40 microgrammi per evitare 2.000 decessi all'anno, mentre con una media di 30 microgrammi si potrebbero prevenire 3.500 decessi e con una riduzione a 20 microgrammi i morti in meno sarebbero 5.500.
      Non va dimenticato che, tra le conseguenze negative del traffico veicolare, una notevole importanza per la nostra salute è rivestita dall'inquinamento acustico, responsabile, secondo molti studi, di disturbi del sonno e del comportamento, mentre è stato accertato che i bambini esposti cronicamente a forti rumori possono dimostrare difficoltà nell'apprendimento, nell'imparare a leggere e nell'acquisire la capacità di risolvere problemi aritmetici. Secondo dati diffusi dall'Unione europea, circa il 20 per cento della popolazione europea, 80 milioni di persone, è esposto a livelli diurni di rumore superiore ai 65 decibel, mentre ben 170 milioni di abitanti dell'Unione sono esposti a livelli di emissioni sonore compresi tra 55 e 65 decibel.
      Un ulteriore elemento di riflessione va fatto sui costi esterni, che comunque gravano sulla collettività, di una scelta «sbagliata» di mobilità: i dati del quarto rapporto sui costi ambientali e sociali della mobilità in Italia, elaborati da Amici della Terra e Trenitalia, calcolano che l'attuale sistema di mobilità comporta un costo «occulto» di 64 milioni di euro annui per il trasporto delle persone, imputabile per oltre il 95 per cento al trasporto privato.
      Questi dati danno la misura di quanto questa situazione di criticità fosse di gran lunga prevedibile e solo la scarsa voglia di misurarsi con un problema di tale portata ha causato un ulteriore peggioramento della situazione. Situazione che peggiorerà ancora se non si adotteranno da subito misure per il contenimento e per la graduale soluzione del problema. Misure che non potranno essere i «pannicelli caldi»
 

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degli stop programmati, delle targhe alterne o di qualche altro intervento di emergenza da affidare ai sindaci. È necessario ripensare completamente il sistema della mobilità nelle aree urbane e avere il coraggio, tutti - consiglieri, sindaci, parlamentari, Ministri - di prendere atto che non è più possibile rispondere alla domanda di mobilità quasi esclusivamente con il mezzo privato, ma che, soprattutto nei centri storici e in aree urbane densamente popolate, vanno restituiti spazio e dignità a tutte quelle forme di mobilità alternativa fino ad ora relegate in ruoli del tutto marginali.
      La presente proposta di legge vuole finalmente che siano riconosciute l'importanza e l'urgenza del problema della mobilità nelle aree urbane, attribuendo le risorse necessarie a un piano decennale di interventi per la graduale trasformazione dei nostri centri abitati da città delle automobili a città delle persone. A tale fine è stato individuato un elenco delle linee di indirizzo e dei criteri a cui il piano dovrà fare riferimento. È stato previsto uno stanziamento annuo di risorse per avviare le misure previste dal piano. Dal lato fiscale la proposta di legge tende a dare incentivi fiscali agli utenti del trasporto pubblico, prevedendo un piccolo aumento dell'aliquota delle accise sui prodotti petroliferi, il cui gettito dovrà essere destinato a un fondo per la mobilità sostenibile. Sono stati inoltre inseriti degli interventi normativi volti a dare risposta a chi da tempo, come l'Associazione nazionale dei comuni italiani, propone di avviare azioni e di reperire risorse per consentire agli enti locali una riconversione sostenibile della mobilità in ambito urbano, attraverso la realizzazione dei seguenti interventi: piani urbani della mobilità, rinnovo del parco autobus, realizzazione di infrastrutture per il trasporto rapido di massa, parcheggi di interscambio e mobilità ciclistica, applicazioni tecnologiche del controllo della circolazione, politiche attive per il controllo della gestione della domanda di mobilità, piano nazionale della sicurezza stradale, utilizzo di carburanti non inquinanti. È inoltre prevista la possibilità di migliorare la qualità ambientale dei carburanti, programmando, nei punti vendita all'interno delle aree urbane, la sostituzione del gasolio con il biodiesel e una significativa riduzione della percentuale di benzene e di idrocarburi policiclici aromatici nella benzina.

 

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